Kythnos

Le isole sono posti particolari. Si diversificano dall’immagine e per l’impressione che suscitano: ci sono isole che sembrano navigare o affondare, altre che paiono ancorate o pietrificate e sono davvero soltanto resti del continente, staccate e incompiute, separatesi a tempo debito e alle volte diventate indipendenti, più o meno bastanti a sé stesse. Alcune si trovano in stato di grandissimo disfacimento e disordine, su altre invece ogni cosa è al suo posto così che sembra possibile stabilirvi un ambiente ideale. Alle isole vengono attribuiti connotati e disposizioni umane: e così diventano solitarie, silenziose, assetate, nude, deserte, sconosciute, incantate, talvolta fortunate o beate.

Predrag Matvejevic «Mediterraneo» (Garzanti)

Un passeggero greco che sta arrivando da Atene a Kythnos mi domanda perché sto andando “in questa isola primitiva”. In poche parole centra l’essenziale di quest’isola antica, ora priva di alberi ma costellata di chiese, isolate in un paesaggio striato di muri a secco, appostata con rocce e rilevi tra le altre Cicladi. Ovviamente spazzata dal vento, è di fatto un relitto affascinante, un deposito di storie che emergono a fatica.